Legge di Bilancio 2025: appalti di manodopera, reverse charge nei trasporti e logistica
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Con la Legge di Bilancio 2025, il legislatore italiano ha introdotto rilevanti modifiche all’articolo 17, comma 6, lettera a-quinquies del Decreto IVA, con l’obiettivo di contrastare le frodi IVA nel settore degli appalti di manodopera, in particolare per quanto riguarda le prestazioni di servizi nel settore del trasporto e della logistica. Queste modifiche, descritte nei commi dal 57 al 63, hanno suscitato grande attenzione, poiché pongono un freno alle pratiche elusive che si verificano quando i contratti di appalto e subappalto sono utilizzati per “mascherare” operazioni di somministrazione illecita di manodopera, con notevoli implicazioni fiscali.
Il meccanismo del reverse charge è stato esteso alle prestazioni di servizi caratterizzate dall’uso prevalente di manodopera, forniti nell’ambito di contratti di appalto, subappalto, o in altri rapporti negoziali che coinvolgono il trasporto e la movimentazione di merci, nonché i servizi di logistica. Con questa misura, il debito IVA viene spostato dal prestatore al committente, ovvero sarà quest’ultimo a versare l’IVA all’Erario anziché il fornitore del servizio.
Questa novità si inserisce nel quadro delle politiche fiscali finalizzate alla lotta contro le frodi IVA, particolarmente diffuse nel settore del trasporto e della logistica, dove spesso si verificano comportamenti evasivi grazie alla struttura degli appalti che, in alcuni casi, consentono di nascondere operazioni illecite o non dichiarate. Il legislatore ha optato per un intervento diretto sui contratti di appalto che prevedono l’utilizzo di manodopera, al fine di limitare la possibilità di frodi nel pagamento dell’IVA.
Una delle principali difficoltà legate all’attuazione di queste modifiche è l’obbligo di ottenere l’autorizzazione preventiva dall’Unione Europea. La lettera a-quinquies, che estende il reverse charge a tutti i committenti, è stata inizialmente introdotta ma non è mai entrata in vigore a causa di un parere negativo della Commissione Europea (COM(2020) 243 final), che ha sollevato dubbi in merito alla compatibilità della misura con la normativa europea.
Nonostante ciò, il legislatore italiano ha previsto una soluzione alternativa che entrerà in vigore prima di ottenere l’autorizzazione finale da parte dell’Unione Europea. In questa fase transitoria, il committente e il prestatore possono optare per un meccanismo in cui l’IVA sarà pagata dal committente direttamente all’Erario, a nome e per conto del prestatore. Questa opzione è valida solo per le prestazioni rese da imprese operanti nel settore del trasporto e della logistica, ma non si applica nei confronti delle pubbliche amministrazioni e delle agenzie per il lavoro (ai sensi del Dlgs 276/2003).
La facoltà di optare per il pagamento dell’IVA da parte del committente deve essere esercitata tramite una comunicazione all’Agenzia delle Entrate, utilizzando un modello apposito che verrà approvato dal direttore dell’Agenzia stessa. L’opzione, una volta esercitata, ha durata triennale e deve essere confermata entro il giorno 16 del mese successivo alla data di emissione della fattura.
Se l’IVA risulta non dovuta, il committente ha diritto al rimborso, ma solo se può dimostrare di aver effettivamente versato l’imposta. In caso di errori nell’applicazione del reverse charge, il committente è soggetto a una sanzione che varia tra 250 e 10.000 euro, mentre il prestatore rimane solidalmente responsabile per il pagamento delle sanzioni.
Nonostante le intenzioni di semplificare e rendere più trasparenti gli appalti di manodopera nel settore del trasporto e della logistica, la riforma presenta alcune criticità. In particolare, la nuova disciplina lascia scoperti altri settori economici che, pur gestendo direttamente il magazzino, il trasporto e la logistica, fanno ricorso all’impiego di manodopera esterna. Queste realtà, soprattutto quelle che ricorrono agli appalti per gestire picchi di lavoro, potrebbero incorrere nel rischio di vedere i loro contratti riqualificati come contratti di somministrazione illecita di manodopera, con tutte le conseguenze fiscali e penali previste dalla legge.
Il rischio di evasione IVA e l’incertezza interpretativa della normativa potrebbero portare a situazioni problematiche, come la riqualificazione errata dei contratti e l’applicazione di sanzioni. Estendere la possibilità di applicare il reverse charge a tutti i settori coinvolti nella gestione della logistica e del trasporto, anche quelli che impiegano manodopera esterna, potrebbe limitare significativamente questo rischio.
Nel corso del workshop sulla Dichiarazione Iva 2025, previsto il prossimo 6 febbraio, saranno oggetto di analisi le novità dei modelli e le modalità di compilazione dei singoli quadri, con specifico riguardo alle operazioni attive e passive, anche in reverse charge, e alle operazioni con l’estero, dando altresì ampio spazio ai cambiamenti dovuti all’attuazione della riforma fiscale.
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